Genesi di una separazione


All’inizio della mia carriera e ancora per molto tempo dopo, mi sono occupata di separazioni e divorzi. Con il passare del tempo, ho affinato la capacità di comprendere se una crisi è passeggera o meno e soprattutto se ci possono essere possibilità di recuperare qualcosa, quantomeno un rapporto civile.

Molto spesso, dopo anni di crisi, incomprensioni, silenzi (anche quando sei a tavola in un romantico ristorante e passi il tuo tempo attaccato ad un telefono) uno dei due decide di rivolgersi all’avvocato.

La prima telefonata all’avvocato è sempre quella più difficile da fare. La voce del cliente è sempre titubante quando, timidamente, la mia segretaria gli chiede il motivo dell’appuntamento.

È quello il primo momento in cui, il marito o la moglie, ha la consapevolezza di volersi separare o di accettare il problema.

Arriva il giorno del primo appuntamento, solitamente avviene all’ora di pranzo o subito dopo l’uscita da lavoro: le ore 18. In modo da poter camuffare l’appuntamento con una riunione improvvisa.

Non sempre il primo appuntamento viene confermato, i ripensamenti sono spesso molti ma alla fine, anche a distanza di mesi, quell’appuntamento con il destino arriva.

Se il problema c’è, purtroppo si ripropone sempre.

La mia segretaria sa che per il primo incontro il tempo da riservare è di un paio d’ore.

Il cliente, se marito, molto spesso si presenta timidamente con un foglietto pieno di domande ed io, per metterlo a proprio agio, gli mimo il gesto di un concorrente che in un telequiz si mette la cuffia per rispondere alle domande del presentatore.

Lui sorride ed io inizio a chiarirgli tutti i dubbi, purtroppo sempre economici.

Al contrario, quando si tratta di una moglie, so che devo tenere sempre, la scatola dei Kleenex sul tavolo.

Serviranno sicuramente.

Le donne sono più sentimentali.

Quando ho iniziato anni fa, uno dei miei maestri, famoso matrimonialista napoletano, mi spiegava che le persone che arrivano alla separazione, dicono sempre una frase:

“Eravamo tanto innamorati e poi, di colpo, tutto è finito”.

A distanza di tanti anni, questa frase viene sempre puntualmente ripetuta da tutti quelli che varcano la soglia del mio studio per questo motivo.

Il mio maestro mi diceva, vedi Michela, devi immaginare il rapporto di coppia come un vaso di fiori, bello, colorato e con rose a cui l’acqua va cambiata ogni giorno.

Ogni litigio, ogni malumore, ogni discussione crea in quel vaso una piccola crepa che mano a mano si allarga sempre di più e l’acqua esce piano piano.

Le persone se ne accorgono, purtroppo, quando oramai il vaso di colpo si rompe, oppure quando i fiori appassiscono.

Il primo consiglio che do sempre a chi si rivolge a me, in questo particolare e delicato momento della propria vita è quello di comprendere che la cosa più importante è stare bene con se stessi.

Se, con il passare degli anni, la persona che ti sta accanto non ti fa stare bene, ti tarpa le ali o ancora peggio, ti gela il cuore, devi avere il coraggio di cambiare strada, anche se questo comporta sofferenza.

Anni fa ho letto un libro che, in una frase, forse racchiude il senso di questa mia riflessione:

«Il mio cuore ha paura di sof­frire», disse il ragazzo all’Alchimista, una sera in cui guardavano il cielo senza luna ✨

«Digli che la paura di soffrire è assai peggiore del­la stessa sofferenza. E che nessun cuore ha mai provato sofferenza quando ha inseguito i propri sogni, perché ogni momento di ricer­ca è un momento di incontro con l’Eternità 💖». – Paulo Coelho