I muri fermano le persone che non hanno voglia di superarli


Capita di trascorrere più tempo con i nostri colleghi di quanto ne passiamo con le nostre famiglie.

Il periodo storico che stiamo vivendo è quello della velocità, delle distanze azzerate, delle notizie in tempo reale a portata di click.

Tutto questo ha cambiato radicalmente il nostro modo di vivere e lavorare, ma, soprattutto, di pensare. E’ un’epoca in cui cerchiamo di ottimizzare tutto; il pranzo, la pausa caffè, persino i momenti più intimi della giornata, quando siamo in bagno o sul divano di casa.

Connessi con l’esterno o con le persone che ci sono sedute a fianco, non troviamo quasi più il tempo per fermarci a riflettere in tranquillità.

Parlo di questo perché, di tanto in tanto, mi capita di ragionarci, visto che tendo sempre ad ottimizzare tutto nel minor tempo possibile.

Lo faccio quasi senza rendermene conto, oramai, al punto che ho superato me stessa, anche di fronte ad un incidente capitatomi due settimane fa.

Vi rendo partecipi di un fatto privato perché mi ha dato uno spunto per pensare e, come voi tutti sapete, amo condividere pensieri.

Ogni anno cerco di ritagliarmi qualche giorno per andare a sciare con la mia famiglia. Stesso posto, stesso albergo e stesse persone.

Una sorta di rito, per ricaricare le pile e provare a staccare la spina per alcuni giorni.

Quest’anno però – io che programmo sempre tutto – non sapevo che sarebbe capitato ‘un imprevisto’: cadere con gli sci e lesionarsi un ginocchio.

Era tutto perfetto. Una splendida giornata di sole, la neve bianchissima, fresca (forse troppo), caduta la notte prima e una fila interminabile in seggiovia.

Arrivata in cima alla pista, scendo a mente libera fino in fondo. Girandomi indietro, complice il panorama paradisiaco che profumava di tutto tranne che di routine, troppo contenta per aver portato a termine un percorso impegnativo, non so come, scivolo e finisco nella direzione opposta a quella dello sci.

Non sento un dolore immediato, ma percepisco il classico “clack” all’interno del ginocchio. Cerco di rimettermi in piedi, sperando che non sia nulla, ma niente da fare.

Nella mia mente iniziano ad apparire tutti i miei clienti, uno per uno che mi passano davanti. Tutti quelli che avrebbero udienze la settimana dopo il mio rientro.

Vengo soccorsa dai Carabinieri in motoslitta e portata in una fantastica clinica ortopedica dove, meraviglia delle meraviglie, mi diagnosticano la rottura dei legamenti crociato e collaterale e del menisco.

Il giovane chirurgo, tra l’altro romano, mi consiglia l’intervento immediato: “Se lei si opera stasera, risparmia 4/5 mesi di riabilitazione”.

I miei occhi si illuminano: risparmiare tempo! Immediatamente acconsento, con un perentorio “sì, lo voglio”!

In men che non si dica le infermiere, in tenuta sportiva, mi mettono su un lettino e mi portano in una stanza vista montagna, dove, dopo 15 minuti, arriva l’anestesista con un blocco di domande a cui devo rispondere in poco tempo.

Pochi minuti ancora, e mi ritrovo in pre sala operatoria, con il chirurgo austriaco che mi racconta del suo intervento simile al mio.

Mentre attendo che l’anestesia faccia il suo corso, il medico mi dice che non aveva mai visto una paziente vigile come me; infatti, da buon avvocato, non mi sono fatta sedare e ho assistito a tutta l’operazione.

50 minuti dopo sono già fuori dalla sala operatoria e nella mia stanza cerco di destreggiarmi con una specie di girello per camminare.

Lì, in quella clinica di montagna, in mezzo a sciatori e calciatori con problemi simili al mio, ho capito che i muri possono fermare solo le persone che non hanno abbastanza voglia di superarli.

La mattina dopo, con addosso la tuta da sci con cui ero arrivata, sono pronta per essere dimessa. Sono riuscita ad ottimizzare i tempi, in maniera davvero entusiasmante.

Quattro giorni dopo l’operazione eccomi in studio a gestire il lavoro con i miei collaboratori e a parlare con i miei clienti.

Oggi, a 14 giorni dall’intervento, cammino con le mie stampelle rosse fiammanti e non vedo l’ora di abbandonarle.

Domani, con Francesca Reale, finalmente tornerò ad uscire e andrò di nuovo in udienza.

Giusto o sbagliato? Non so… Voi che ne pensate?

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