Il mio diario americano

Chiudere gli occhi, immaginare lunghe, assolate e calde strade e sentire un senso di libertà che ti inebria e scorre nelle vene.

Questo vuol dire fare un viaggio on the road in America, in particolare nel west.

Proprio nel west dei vecchi film che abbiamo visto tante volte in tv.

Ti ritrovi così a vivere un sogno, il sogno americano. Come sottofondo, metterei la canzone Shallow di Lady Gaga e via correre in auto, lungo la strada, lasciando alle spalle San Francisco, meravigliosa e densa di posti da vedere camminando lungo le strade con uno zaino in spalla.

Poche centinaia di miglia ed ecco il primo parco americano del mio viaggio: Yosemite!

E attenzione a come lo pronunciamo: “Yosemiti”

Cascate d’acqua e alberi dai lunghissimi tronchi fanno da cornice a laghi dalle acque azzurre o a orsacchiotti che attraversavano beatamente la strada, per rincorrere la loro mamma, incuranti di noi che stiamo percorrendo la carreggiata.

Ogni giorno, questo viaggio ci porta a percorrere qualche centinaia di miglia in auto, un parco americano da visitare ed un lodge dove cenare, lavarsi e riposarsi dalla stanchezza e dalla meraviglia dei posti esplorati.

Secondo giorno di viaggio nei parchi: la Death Valley (la Valle della morte).

Dopo essere scesa dall’auto ho capito perché: 117 gradi fareneit (i nostri 47 gradi).

I cartelli ovunque indicavano il pericolo di caldo! Mai cosa più vera!

Distese di sabbia desertica e grosse depressioni di terra, qui eravamo ad 80 metri sotto il livello del mare.

Un lodge per dormire anche qui, stile motel americano, nel bel mezzo della valle. Anche di notte la temperatura non scendeva di un solo grado.

Il giorno successivo il nostro viaggio continuava alla volta di Las Vegas, detta anche la città del peccato!

Qui ometterei di parlare della la mia serata al Casinò …

Trascinata via, proprio quando stavo vincendo…

Da Las Vegas facilmente si giunge in elicottero sul Gran Canyon. Escursione questa che consiglio vivamente a chi non è debole di stomaco ma vuole provare grosse emozioni.

La vista di questa meraviglia dall’alto ti toglie il fiato come ti toglie il fiato sentire il fiume Colorado che scorre a pochi metri da te, una volta scesi nel mezzo del canyon tra costoni di rocce.

Il pilota, con una certa abilità, si muove tra i costoni di rocce fino ad atterrare su una piccola piazzola per rinfrescarci con asciugamani ghiacciati e godere del silenzio di un posto in cui ci puoi arrivare solo dall’alto.

Quarta tappa: Bryce Canyon!

Qui il nome lascia intendere un canyon che poi non c’è, al suo posto una vallata di rocce rosse che sembrano scolpite dall’uomo ma che lo sono dal vento lungo il corso degli anni.

Una passeggiata lungo la rim trail a picco su questo spettacolo della natura.

Solito lodge in stile western con cena e musica country dal vivo…

Si dice che questo posto l’abbia scoperto un tipo di nome Bryce e che si sia innamorato della maraviglia di questo luogo.

Tappa successiva: Monument Valley.

Anche qui, fuori dalla macchina, ti rendi conto che il caldo è devastante! Appena scendi, ti manca l’aria ma poi, solo lo sguardo all’orizzonte, ti dice che tutto questo merita davvero di essere visto.

Il nostro lodge si chiamava The View!

Il nome un programma. Se il caldo lo avesse permesso potevi stare seduto sulla terrazza e vedere tutta la valle davanti a te. Non serviva andare oltre.

Sto parlando dello scenario di tutti i film western americani, quelli che vedevano i nostri nonni io pomeriggio in tv.

Nel bel mezzo di una riserva indiana, i pellerossa gestivano tutti i servizi turistici.

Qui, ci siamo catapultati su una specie di camionetta guidata da una donna indiana di mezza età che ad ogni curva nella sabbia ci faceva pensare che fosse la nostra ultima curva… panorami anche qui mozzafiato, nel silenzio ovattato del rosso deserto, rotto da qualche flauto di indiani che suonavano qua e là.

Una delle immagini che ricordo di quel giorno è “l’occhio del sole.”

La sera, dopo cena, hanno proiettato un film di John Waine sul muro del lodge, un western in lingua originale dal sapore diverso!

Si perché lo vivevi, c’eri dentro, bastava che ti giravi dietro e vedevi lo scenario dal vivo, illuminato da un sole che oramai stava tramontando.

E quando credi che le meraviglie siano finite, ti trovi a Page, una tranquilla cittadina dell’Arizona dove vedi i bambini girare soli, a bordo del loro skate.

Una città surreale, quasi.

Qui, forse il canyon più bello, quello che mi ha lasciata a bocca aperta: Antelope Canyon.

Un posto dove davvero tornerei.

Camminare per qualche minuto in mezzo alla sabbia e poi scendere con delle rudimentali scalette quasi fino al cuore della terra… camminare tra quelle rocce corallo, levigate dall’acqua del Colorado (quando è in piena) che assumono forme diverse tra le luci e le ombre di un sole rovente.

Infine, una delle sette meraviglie al mondo: il Gran Canyon visto questa volta dalla terra ferma.

Il tramonto qui è semplicemente favoloso. Restare in silenzio, seduti su una roccia e vedere queste meravigliose crepe della terra, credo valga davvero tutto il viaggio, la fatica ed il caldo sofferto.

Celine diceva nel suo romanzo “Viaggio al termine della notte”: Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato. È un romanzo, nient’altro che una storia fittizia. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita …”

E allora, basta chiudere gli occhi, immaginare quelle strade e quel senso di libertà e pensare che non importa dove vai, l’importante è che cerchi di viaggiare il più possibile e sognare di viaggiare il più possibile … solo così la tua mente sarà più libera.