Io mamma al “Massimo”

Gli eventi degli ultimi giorni che hanno interessato quello che i giornalisti chiamano il liceo dei Vip di Roma, mi hanno fatto molto pensare e riflettere.

Non ho mai messo in dubbio l’istituzione scolastica in generale ne tantomeno quella scuola a cui ho affidato i miei figli.

Abbiamo letto e sentito tante cose, la maggior parte di queste, non sono certamente vere.

Si è descritto un uomo, un professore come un mostro.

Ma non si è descritta la debolezza umana e la solitudine in cui spesso ci si trova quando ci si abbandona a certe situazioni.

Tutti siamo bravi a fare i giudici senza leggere le carte processuali.

Abbiamo puntato il dito contro l’uno o l’altra e abbiamo certamente sbagliato.

Da tutta questa brutta storia esce perdente solo la Famiglia, secondo me.

Questo episodio come del resto molti altri che mi trovo spesso ad affrontare, nel mio lavoro, mi hanno fatto pensare che oramai ci si arma contro la scuola invece di amarla.

Ecco perché da avvocato e donna in trincea nei tribunali per tutelare molto spesso minori in gravi difficoltà, cerco di battermi ogni giorno per l’istituzione della scuola.

La scuola può fare molto per i nostri figli e noi dobbiamo difenderla, possiamo fare molto per la scuola.

Se la protesta studentesca degli anni settanta era messa in atto dai ragazzi che contestavano i professori, oggi sono i genitori a contrapporsi agli insegnanti.

Oggi non si contesta un professore, lo si denigra, umilia.

Lo si denuncia e mette alla gogna.

Spesso mi trovo di fronte a famiglie malate che incitano i loro figli alla disobbedienza e delegittimano l’autorità scolastica.

Il docente oggi diventa il capro espiatorio di molte inadeguatezze familiari.

Mi confronto quasi quotidianamente con genitori che vengono da me perché non sono in grado di imporre delle regole, di dare punizioni ai propri figli.

Cercano in me o nello psicologo di turno, un alleato.

È possibile che non esistano più ragazzi maleducati o svogliati?

Di fronte ad un figlio che non ha voglia di studiare o non è attento in classe, oggi i genitori pensano subito che sia un incompreso dalla scuola o un disagiato mentale.

La famiglia cosa ci sta a fare?

Oggi le famiglie si rivolgono agli psicologi solo a fini diagnostici e non terapeutici.

Solo per calcolare un eventuale danno e non per aiutare i figli a capire il perché di certi comportamenti.

Ricordo, ai miei tempi, tempi non troppo lontani, che di fronte ad un voto basso, bastava una punizione severa una sana strigliata ed il voto saliva.

Ora tutto è cambiato.

Un voto basso, una nota, un normale rimprovero vengono visti come possibili maltrattamenti penalmente rilevanti e non come un campanello d’allarme di qualcosa di più grande.

Sono i genitori che, a fronte di ciò, si sentono quasi offesi nel loro indirizzo educativo.

Proprio così sta andando il mondo.

Il recupero dell’autorevolezza della scuola passa prima attraverso il recupero dell’autorevolezza della famiglia.

Ogni volta che trasciniamo sul banco degli imputati un insegnante così, tanto per ripulire le nostre coscienze di genitori poco attenti, sferriamo un duro colpo all’istituzione scolastica e ai nostri figli.

Sferriamo un duro colpo a noi stessi.

5 commenti

  1. Condivido con estrema tristezza il concetto di Famiglia che si è andata a perdere… Più facile incolpare che analizzare i propri errori… peccato per la generazione che verrà…



  2. Cara Michela, hai riassunto perfettamente o meglio hai fatto una fotografia reale dello stato attuale delle cose. Mi armo in prima linea giornalmente per ribadire e difendere questi concetti consapevole di inimicarmi moltissime persone ed amici. Siamo pieni di bulli ed il bullismo e’ sempre piu presente. Non si insegna il rispetto dei ruoli. Continuiamo cosi e sara’ sempre peggio. Noi come famiglia mettiamo al primo posto l educazione ed il rispetto che pretendiamo in primis dentro casa.



  3. In una società sempre più individualista, lo stesso concetto di famiglia va scemando. Siamo più egocentrati,poco disposti a capire ed ascoltare l’altro, incapaci di ammettere i propri errori e limiti. I figli allora, a maggior ragione, possono divenire un prolungamento narcisistico di desideri, bisogni non appagati del genitore. Quello che conta è riuscire ad ottenere i complimenti sociali circa la bravura dei propri piccoli. Così facendo miriamo solo al prodotto finale e al poter dire “anche il mio ce l’ha fatta”, ma cosa ha imparato durante la corsa? Questo dovremmo chiederci come genitori!
    Capire che un ‘no’ detto al momento giusto è un no che insegna e produce resilienza. Facciamoci umilmente carico ognuno dei nostri problemi prima di giudicare. Come psicologa mi son chiesta dove, entrambe queste due persone, si fossero aggancianciate? Come mai una adolescente cerca un uomo adulto? E come mai un uomo si innamora di una persona esageratamente più giovane? Qualcosa evidentemente non ha funzionato in entrambi i loro passati…



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