STUDIO LEGALE
SCAFETTA

La guerra dei sessi nell'Arma dei Carabinieri

donne carabinieri

di Michela Scafetta

Un anno fa il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri non ammette una giovane donna, al termine di 4 anni di ferma volontaria, al servizio permanente per "scarsa consapevolezza del proprio stato" e "carenti qualità morali".

A gennaio, il Tar della Toscana annulla tale decisione ritenendo contraddittorie ed irragionevoli le motivazioni addotte dall’Amministrazione, riconducibili più che al rendimento professionale, valutato dall’Arma stessa nei quattro anni di servizio sempre positivo, al fatto che la donna fosse stata punita con due giorni di consegna per aver pernottato fuori dalla caserma con un superiore sposato.

Nella sentenza, i giudici del collegio rilevano, in linea con una consolidata giurisprudenza, “… che l'erogazione di una consegna per due giorni deve ritenersi di per sé insufficiente a fondare un giudizio di non meritevolezza, laddove quest'ultimo non sia confermato e strettamente correlato ad un giudizio complessivo”.

Inoltre, il Tar cita anche il parere della Commissione di valutazione, cui la donna si era rivolta con l'avvio del procedimento di messa in congedo.

La commissione si era infatti espressa all'unanimità a favore della permanenza nell'Arma affermando che "il profilo del militare, come emerge dalla sua documentazione personale riferita alla quasi totalità del servizio svolto, è caratterizzato da prestazioni professionali di livello soddisfacente".

A questo punto, il Comando Generale, ha due alternative: eseguire la sentenza del TAR riammettendo la giovane in servizio o accanirsi contro di lei facendo appello al Consiglio di Stato.

L’Arma sceglie di fare appello e a fine aprile deposita il ricorso al Consiglio di Stato.

Gli argomenti dedotti nell’appello non sono molto diversi da quelli utilizzati in precedenza. Ancora una volta, l’Arma, per giustificare il giudizio di non meritevolezza all’ammissione al servizio permanente, fa leva sui trascorsi sentimentali della donna carabiniere mettendo così in risalto il fatto che la stessa sia stata anche nel 2016 trasferita d’autorità per incompatibilità ambientale.

Nel ricorso dell’Avvocatura si legge che “a seguito dell’arresto in data xx.xx.2016 di un Maresciallo dell’Arma - già Comandante dell’Aliquota Radiomobile del NORM della Compagnia CC XXX sospeso precauzionalmente dall’impiego (ora in congedo poiché incorso nella perdita del grado) - avvenuto presso l’abitazione in locazione alla predetta (carabiniera), con la quale l’arrestato, coniugato e con figli, intratteneva una relazione sentimentale sebbene la stessa fosse nubile e assegnataria di posto letto in caserma”.

Purtroppo, seppur a malincuore, non si può non costatare che ancora una volta, l’Amministrazione preferisce puntare il dito, senza magari fare un esame di coscienza sui modelli offerti a questa giovane durante i quattro anni in cui ella ha svolto il servizio di ferma nei quali l’Arma avrebbe dovuto assicurarle una adeguata formazione.

Durante questi anni infatti, la carabiniera in sede di prima assegnazione ha come capo un maresciallo Comandante che la corteggia, sebbene “coniugato e con figli”, inizia con lei una relazione e dopo poco viene arrestato! Non va di certo meglio nella seconda sede di assegnazione.

Anche lì, un Sottufficiale, sebbene coniugato con prole, inizia una relazione con lei, con la differenza che per lui l’Arma dispone un trasferimento in una sede vicina e una lieve sanzione disciplinare, lei invece perde il posto.

Tra pochi giorni si vedrà se il Consiglio di Stato confermerà o meno la sentenza del TAR.

Resta il dubbio se questo atteggiamento dell’Arma dei Carabinieri sia da considerare solerzia o semplice accanimento.

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